23 maggio 2022, Texas (USA), pochi chilometri a nord della cittadina di Morton.
Numerosi cacciatori di tempeste stanno inseguendo una polverosa supercella, ignari di cosa nasconda nel suo ventre.
Passano i minuti e quella possente struttura temporalesca in rotazione inizia a mostrare linee più definite.
Ad un certo punto, la confusione lascia spazio allo stupore, che via via cede il campo all’eccitazione e al terrore.
È un tornado. Da quel trambusto di polvere e vento, era sbucato fuori un enorme cono tornadico, uno dei più grandi mai immortalati fino a quel momento dalla maggior parte dei teleobiettivi ivi presenti.
La sua larghezza è così spropositata da apparire tale e quale alla sua altezza.
I cacciatori si rendono conto di trovarsi al cospetto di uno dei più impressionanti fenomeni atmosferici visibili in natura, un tornado di tipo wedge.
Di che si tratta?
Partiamo da una precisazione: parlare di tornado o di tromba d’aria, significa parlare della medesima cosa. La differenza sta solamente nella derivazione etimologica, spagnola nel primo caso, italiana nel secondo. Tutto qui.
Un tornado può originarsi da qualunque sistema temporalesco.
Tutti i temporali sono infatti caratterizzati da correnti ascendenti, chiamate “updrafts”, veri e propri vettori di aria calda ed umida, indispensabile per la vita del sistema.
In alcuni casi, però, la colonna di aria ascendente diventa un vortice assumendo la forma di un imbuto.
Le cause per cui accade ciò sono complesse e molteplici.
Spesso la turbolenza vorticosa trova origine dal contrasto tra le correnti ascendenti appena descritte e quella discendente, chiamata “downdraft”, contenente pioggia e/o grandine.
Questo è il motivo per cui, in taluni casi, in presenza di un temporale, un forte rovescio di pioggia o grandine, può predire l’arrivo di un tornado.
Mediamente il diametro di un tornado è relativamente contenuto, aggirandosi attorno ai 100/150 metri.
Ma un wedge tornado é altra cosa...
È un fuoriclasse. Eh si perché un wedge tornado può arrivare a superare abbondantemente il chilometro di diametro.
Il record attualmente è detenuto dal tornado che il 31 maggio 2013 colpì El Reno, in Oklahoma (USA), un autentico mostro, la cui larghezza raggiunse l’impressionante valore di 2.6 miglia, ossia 4.2 km.
La denominazione “wedge” (cuneo) si riferisce alla peculiare forma a triangolo rovesciato che questi tornado presentano, che li fa apparire più larghi che alti.
La loro genesi si lega chiaramente alla presenza di un sistema temporalesco particolarmente potente, in genere un sistema cosiddetto a “supercella”. Parliamo di un temporale con un mesociclone al suo interno, ossia una bassa pressione in rotazione, data dal violento avvitamento delle correnti ascendenti.
Chiariamo però che le dimensioni non sempre sono direttamente proporzionali alla potenza distruttiva, che il mondo scientifico calcola sulla base della scala Fujita avanzata, con una catalogazione che va da EF0 (caduta rami, cartelli stradali divelti ecc.) a EF5 (distruzione totale).
Tuttavia, è innegabile come i cunei tendano ad essere particolarmente violenti. Buona parte di questi hanno ricevuto una classificazione di EF5, la massima prevista dalla predetta scala.
Si pensi al già citato tornado da record di El Reno, inizialmente valutato come EF3 poi ufficialmente promosso a EF5 , oppure a quelli che hanno colpito Moore (Oklahoma) nel 2013, Joplin (Missouri) nel 2011, Greensburg (Kansas) nel 2007.
Alcuni tra i più letali coni mai documentati sono stati wedge tornado.
Scatto di Dave Robins
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